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Una scatola di latta, di quelle che una volta conteneva i biscotti per le visite e poi diventa scrigno per ricordi, cimeli e lettere di guerra e dโ€™amore, รจ lโ€™oggetto letterario โ€“ il correlativo oggettivo โ€“ del romanzo di Valeria Tron, un viaggio, quasi una fuga, ma allo stesso tempo un ritorno: in una casa โ€“ la meizoun, in un tempo โ€“ lโ€™infanzia, in un luogo โ€“ la Val Germanasca, in una lingua, il patois. Fra i dialoghi, appunto, in patois con la vecchia zia, e la riscoperta di lettere, foto ed erbari di famiglia, ci immergiamo in una cultura diversa, immaginiamo vite diverse – con ritmi, riti, valori lontani da quelli a cui ci ha abituati la societร  del consumismo – ma che sentiamo vicinissime alle nostre sul piano affettivo.
Oggi il concetto di “tradizione” viene strutturalmente cancellato dall’eterno presente dei social, o brandito come arma dagli intolleranti; questo libro gli dร  il valore che merita: le tradizioni linguistiche, le tradizioni culturali – dalle piรน grandi a quelle marginali – non vanno preservate come brand nรฉ come reliquie, ma come ingredienti di un dialogo vivo, perenne, appassionato fra diverse espressioni dell’umano. Questa varietร  di occitano parlato in alcune valli piemontesi (e non solo) รจ la lingua materna del dialogo tra le due co-protagoniste, quella in cui si esprime Nanร , con stile icastico e sentenzioso, e in cui Adelaide comprende molte cose dellโ€™emotivitร  che sta ricostruendo dentro e attorno a sรฉ. Una lingua altra, ma allo stesso tempo familiare, che anche chi legge impara a capire, guidato dalla naturale maestria con cui la maneggia, letterariamente, lโ€™autrice.
Adelaide รจ una donna, madre e moglie, nel mezzo di una ritirata innescata dal disamore, e prima ancora รจ figlia, naturale e simbolica; Nanร  รจ lโ€™anima antica della valle che si fa rifugio, una valle di cui custodisce e tramanda parole, memorie, odori e sapori che conferiscono al romanzo profumo di legna e di neve, e di porri, burro fresco e cannella: insomma figure femminili e plurali. Sullo sfondo un amore passato, quello tra la sorella di Nanร , dando (cioรจ zia) Lena, e Valente, Levรฌ, che ha combattuto la Seconda Guerra Mondiale e che ora รจ costretto da un incidente in un letto dโ€™ospedale e, cosa peggiore, lontano dalla sua valle. Ma anche un amore presente e futuro, fatto di ritrovamenti, in primis di sรฉ stessi, e della condivisione di prospettive.
La lingua di Valeria Tron, al di lร  dellโ€™uso letterario di una minoranza linguistica, che da solo varrebbe una menzione speciale per questo romanzo, รจ una lingua metaforica e si accorda alla poeticitร  della storia e si affida per lo piรน alla descrizione lenta e minuziosa, precisa e preziosa nel lessico dei paesaggi, sia naturali sia domestici, e dei sentimenti.
Il libro rapisce per la qualitร  del respiro lungo, intimo e segreto, della protagonista, che a poco a poco si svela nella sua cifra poetica.
Questo romanzo rappresenta un inno alla memoria e alla nostalgia di futuro.

๐ธ๐˜ญ๐‘–๐˜ด๐‘Ž๐˜ฃ๐‘’๐˜ต๐‘ก๐˜ข ๐˜ˆ๐‘๐˜ฑ๐‘’๐˜ต๐‘’๐˜ค๐‘๐˜ฉ๐‘–, ๐˜“๐‘Ž๐˜ถ๐‘Ÿ๐˜ข ๐˜๐‘Ž๐˜ณ๐‘Ž๐˜ฏ๐‘‘๐˜ข, ๐‘‰๐˜ฆ๐‘Ÿ๐˜ฐ๐‘›๐˜ช๐‘๐˜ข ๐˜™๐‘–๐˜ค๐‘œ๐˜ต๐‘ก๐˜ข, ๐‘€๐˜ข๐‘Ÿ๐˜ต๐‘–๐˜ฏ๐‘Ž ๐‘‡๐˜ฆ๐‘ ๐˜ต๐‘Ž

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