Archivio mensile Agosto 2022

๐‘ณ๐’‚ ๐’“๐’†๐’•๐’†, di ๐‘ฌ๐’๐’Š๐’”๐’‚ ๐‘ฎ๐’Š๐’๐’ƒ๐’ƒ๐’Š, Stampa Alternativa.

โ€œTutto bene, signora?โ€. La hostess che si protende verso di me ha un profumo pungente, quasi stomachevole a questโ€™ora del mattino. Anche il trucco che le colora la faccia รจ pesante, soprattutto sugli occhi: ombretto azzurro-cielo, mascara, eye-liner in dosi massicce. La guardo smarrita mentre mi sorride. Anche se mi sforzassi โ€“ e non ne ho alcuna voglia โ€“ non riuscirei a restituirle quello sguardo vacuo e giocondo. โ€œNon avrai esagerato con il make up, stamani?โ€, avrei voglia di chiederle, ma ho gli occhi pieni di lacrime e lโ€™anima sconfitta. Immagino la mia voce rotta mentre le dico: โ€œAvrei potuto essere al tuo posto adesso… E invece sono qui a piangere come una scema, con il cuore gonfio, livido di doloreโ€, e per un lungo istante continuo a immaginare il nostro dialogo. Invece farfuglio soltanto un โ€œTutto a posto, grazieโ€ e mi volto di nuovo verso la pioggia che batte leggera sul finestrino.

Pochi minuti e riconosco la sua voce squillante mentre recita istruzioni che conosco a memoria: โ€œSignore e signori buongiorno e benvenuti a bordo dellโ€™Airbus A340. La durata del volo fino a Montreal sarร  di circa 10 ore. Vi ricordiamo che a bordo di questo aeromobile รจ vietato fumare. Entro pochi minuti decolleremo, siete quindi pregati di allacciare le cinture, mettere i sedili in posizione eretta e alzare i tavolini davanti a voi. Siete inoltre pregati di spegnere i cellulari e non usare apparati elettronici. Vi ringraziamo per lโ€™attenzione e vi auguriamo un piacevole volo. Assistenti di volo prepararsi al decolloโ€.

Lโ€™aereo ha ormai preso quota e lโ€™ingombrante uomo calvo seduto accanto a me si รจ giร  assopito. Lo osservo e rimango sorpresa dalle sue ciglia lunghe. Quello che piรน mi colpisce negli adulti sono le vestigia dellโ€™infanzia: con quanta cura dovremmo conservarle! Una risata giocosa e liberatoria o birichina, un broncio repentino, un ricciolo fuori posto, una certa spontaneitร  nei gesti e nel parlare…

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๐‘ณ๐’‚ ๐’ˆ๐’†๐’๐’†๐’“๐’‚๐’›๐’Š๐’๐’๐’† ๐’…๐’†๐’ ๐’…๐’†๐’”๐’†๐’“๐’•๐’, Storie di famiglia, di giusti e di infami durante le persecuzioni razziali in Italia, di ๐‘ณ๐’Š๐’‚ ๐‘ป๐’‚๐’ˆ๐’๐’Š๐’‚๐’„๐’๐’›๐’›๐’, Manni.

Stanno composti dietro il tavolo con quella poca trasandatezza nello stare seduti che mostra il piacere che provano nel condurre la serata: con i gomiti larghi, leggermente appoggiati, le maniche della giacca tirate leggermente sopra il polso. Oh, รจ tutto leggero. Sono anche un poโ€™ compunti, le loro facce comprese nel ruolo di oratori. Seduti ordinatamente da un lato del tavolo โ€“ guarda caso tutti maschi โ€“ guardano il pubblico โ€“ guarda caso molte femmine โ€“ con un misto di sufficienza e spavalderia. Solo lโ€™autore ha la decenza di mostrare un poโ€™ di timidezza, unโ€™espressione agra aggrappata alla faccia, da adulto incompiuto. รˆ anche lui, come gli altri, uno โ€œscrittore ebreo della giovane generazioneโ€. In realtร  hanno qualche esitazione a definirsi cosรฌ e basta, poichรฉ tacitamente rivendicano di essere anche molte altre cose. E si piacciono. Sono in quattro e parlano compiaciuti e brillanti nonostante sia tardi e con meno parole ci guadagnerebbero.
Stanno seduti quindi, compunti e sicuri, e parlano, parlano, parlano: rigorosamente da seduti e fermamente dietro il tavolo. Forse inconsapevoli di voler marcare la distanza con il pubblico. Raccontano della difficoltร  della scrittura, loro. Raccontano del rapporto con il passato, con lโ€™identitร , con la memoria. Loro. Ereditร  pesante, dicono supponenti. Parlano di letteratura. Quella grande, quella di Saba, Svevo, Ginzburg, Levi e di tutti gli altri. Quelli dei libri che hanno segnato un secolo e molte coscienze.

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๐‘ฐ๐’ ๐’ˆ๐’Š๐’‚๐’“๐’…๐’Š๐’๐’ ๐’…๐’†๐’Š ๐’‡๐’“๐’‚๐’๐’ˆ๐’Š๐’‘๐’‚๐’๐’Š di ๐‘ณ๐’‚๐’Š๐’๐’‚ ๐‘พ๐’‚๐’…๐’Š๐’‚, Oligo.

ยซChe Krishna ci fai qui?ยป mugghiava sprezzante il sole dellโ€™India, in combutta con uno squadrone di zanzare kamikaze. I lacci dei miei sandali si erano trasformati da alleati in aguzzini. ยซAndiamo via!ยป gemevano le mie candide calzature, importunate dal molesto fango di fine monsone.Che Krishna ci faccio qui? รˆ una domanda per cui un cielo color canna di un fucile, striato di bianco come la chioma di una vedova prematura, non ha risposte, e io, forse, ne ho anche troppe. Dopo una vita passata a cercare di ingannarlo, scopriamo che il cuore รจ un organo votato allโ€™insubordinazione. Ci guida attraverso pertugi in cui la ragione non si sognerebbe mai di avventurarsi. Ma รจ proprio questo cuore ribelle, non un cervello sofisticato, che noi esseri umani condividiamo con il consorzio di tutti i viventi.E cosรฌ eccomi qui, una busta gocciolante di emozioni in disgelo nella sezione italiana del cimitero di Sewri, a Bombay. Tacchi a spillo, pantaloni capri bianchi e blusa arancione con collo lavalliรจre: il piccolo Nemo sperduto nel torbido oceano della periferia indiana, fuori luogo come un orologio Swatch sul polso tatuato di una sposa indรน in abito tradizionale. Incurante del sole di mezzogiorno come il cane pazzo della canzone di Noel Coward, so bene come appaio agli occhi del mondo: una rampante stilista milanese avvolta in una nuvola di spocchia e di profumo francese. Darei nellโ€™occhio a Londra e di certo farei scalpore in questo sperduto cimitero, dove la polvere di oggi si mescola ai ricordi di vite passate per poi ricadere, esausta, sulle lastre di marmo come granella di pistacchio su fette gelate di kulfi alla vaniglia.

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